sabato 12 marzo 2016

Relatività

Un giorno, percorrendo l’autostrada tra Ta'if e Halaban (Arabia Saudita), mi sono trovato con una ruota bucata in mezzo al deserto arabico.

Sono cose che capitano.



Ho fermato l’auto sul ciglio della strada. Dire “ciglio della strada” è un’esagerazione. Dove finisce l’asfalto inizia il deserto. Apro la portiera e scendo. Caldo, sabbia, asfalto bollente e camion che sfrecciano a due passi. Per fortuna che in auto tengo sempre delle bottigliette d’acqua.

Cambio la ruota del fuoristrada. Niente di troppo difficile. Ma non posso ora andarmene in giro senza ruota di scorta. Dovesse capitare di nuovo, le cose si potrebbero mettere male. Riparto e mi fermo alla prima stazione di servizio, uno spiano che fa da indeciso confine tra l’asfalto e il deserto. Due pompe, una casetta di mattoni e due officine, all'inizio e alla fine dell’area di servizio.

Mi fermo alla prima "officina".
È poco più di un tetto tenuto su da tre muri. File di gomme nuove e usate sono appese sul muro in fondo, mentre vari attrezzi vecchi e arrugginiti sono appesi sulle altre due pareti.
Il meccanico è sotto la motrice di un camion. Appena mi sente arrivare esce da sotto. È intriso di olio e sudore. Si pulisce le mani sugli abiti sporchi. Ha la faccia che manco il peggiore tagliagole dell’Isis.
Io apro il bagagliaio e prendo la ruota bucata. La faccio rotolare fino ai suoi piedi. Gli indico lo squarcio.

Lui prende una manichetta dell’aria compressa e pompa aria dentro la gomma. L’aria esce dallo squarcio. Stacca la manichetta. Prende una pinza ed estrae un chiodo grande come il mio mignolo, tutto battuto e piegato. Prende della gomma e tappa lo squarcio. Controlla di nuovo con l’aria compressa. Non c’è aria che esce.
Mi fa cenno di “ok” con la mano. Tiro fuori il portafoglio. Lui fa cenno di no. Ringrazio in inglese. Rimetto la gomma nel bagagliaio.

Faccio un decina di metri e mi fermo all'altra officina. Voglio un secondo parere. Il meccanico è stravaccato su un divano con degli amici, in un angolo dell’officina trasformato in soggiorno dalla presenza di tappetti, televisore e tazzine da te. Si alza seccato.

Tiro di nuovo giù la gomma. Lui la controlla con l’aria compressa. Non c’è aria che esce. Mi fa cenno di “ok” con la mano. Tiro fuori il portafoglio. Mi mostra due con la mano. Gli do due banconote da uno.

Rimetto la gomma nel bagagliaio.
Mi rimetto in viaggio.

martedì 1 marzo 2016

1994

Avevo 13 anni, una paghetta striminzita e tanta voglia di avventura. Mi buttai su libri, fumetti e videogiochi. Pensandoci adesso, fu allora che iniziò la mia passione per la fantascienza e il fantastico.

In particolare, all'epoca iniziai a comprare:

 Nathan Never. Mio cugino (e chi altri?) me lo aveva fatto scoprire l’anno prima, imprestandomi alcuni albi, ma io ero rimasto ancora attaccato al classico Topolino. Ma nel 1994 finii in ospedale per uno strano incidente che aveva coinvolto un albero di ciliegie, un tornio e un album di figurine. Dovetti rimanere due settimane in ospedale. Per ammazzare il tempo mi feci portare diversi fumetti tra cui l’ultimo Nathan Never uscito, Tragica Ossessione. Fu vero amore, tanto che da allora non ho più smesso di comprarlo. L’ambientazione cyberpunk, il protagonista melanconico che si interroga sul futuro tecnologico dell’uomo, il sentimento che veniva messo nelle storie dai tre sardi mi sono rimasti dentro, anche adesso che la serie è cambiata e non è più quella di una volta.

La compagnia del fantastico, collana edita dalla Newton&Compton, 100 pagine a 1000 lire. Prezzo basso, qualità infima, traduzioni spesso vergognose (come appresi in seguito, da ragazzino non me ne accorsi). Ma almeno mi fecero conoscere Lovecraft, van Vogt, Howard, Tanith Lee, Zelazny e tanti altri . Di Lovecraft e Howard lessi tutto negli anni successivi, e devo dire che mi è sempre rimasta una certa simpatia per van Vogt, per il ritmo incalzante delle sue storie. Finita la collana nel 1996 ho deciso di passare “al livello successivo” e ho iniziato a procurarmi i volumi di fantascienza pubblicati da da Elara, Nord, Fanucci e Mondadori, preferibilmente recuperandoli in vecchie librerie di libri usati. La paghetta era sempre striminzita.

IASFM, che come gli appassionati di fantascienza sanno (o dovrebbero sapere) sta per Isaac Asimov Science Fiction Magazine. La celebre rivista americana ha avuto diverse edizioni italiane, da ragazzino seguivo quella pubblicata dalla Phoenix di Bologna a partire dal Maggio 1994. Per me è rimasto l’archetipo di rivista di fantascienza: racconti, qualche romanzo, recensioni e articoli. Nella giusta combinazione li ho ritrovati solo, a distanza di anni, nella rivista Robot pubblicata ora dalla Delos.

DooM. Non è una lettura, ma non potendo viaggiare soddisfò all'epoca la mia voglia di avventure. Uscì nell’ottobre del 1993, nel 1994 lo giocai a casa di mio cugino (sempre lo stesso). Da allora non ho più smesso. Ho giocato tutti i giochi della serie, più gli altri giochi basati sullo stesso motore grafico, i sequel, e più o meno tutti i mod usciti, più ne ho creati un bel po’ io stesso.

Adesso invece ho qualcosa più di 33 anni, una paga striminzita e tanta voglia di avventura.

Cosa posso leggere?